I Musei italiani sono ricchissimi
di testimonianze inerenti la rappresentazione dei Cavalli. Da oltre due anni
oramai impegnato piacevolmente in questa mia rubrica di equitazione storica,
ho avuto modo diverse volte di evidenziare il nostro patrimonio artistico su
tutto il territorio nazionale. Ho cercato di far comprendere anche attraverso
l’arte, i manoscritti antichi e le esperienze personali il percorso che il
cavallo ha avuto nella storia. Siamo prevalentemente impegnati ad evidenziare
l’uso militare di questo formidabile compagno d’avventura che tanto ha
sostenuto con la sua nobilita ed audacia le grandi imprese dei condottieri che
sono stati occupati nelle varie guerre italiane e straniere. Il XVI Secolo ha
visto piano piano complicarsi l’efficacia della carica di Cavalleria in quanto
diventavano sempre piu’ efficienti ed influenti i contributi che le armi da fuoco
davano sui campi di battaglia. Bombarde ed archibugi erano devastanti, capaci
di ostacolare se non fermare, la Cavalleria. Durante il Medioevo, la cavalleria
pesante aveva costituito l'ossatura degli eserciti ma nel XVI secolo questa
disposizione cambiò sensibilmente. Durante le guerre d'Italia nel primo
ventennio del 1500, ci fu una vera e propria evoluzione dell'arte bellica
rinascimentale, che coinvolse non solo le tattiche di cavalleria, bensì anche
le nuove strategie adoperate dalla fanteria di picchieri svizzeri, che ora si
trovavano a fronteggiare la nuova minaccia dei pezzi d'artiglieria. Infatti
l'uso delle bombarde, ora montate su affusti e ruote, era ora possibile anche
nelle battaglie campali e non solo negli assedi, e le armi da fuoco
individuali, gli archibugi, venivano usati da archibugieri professionisti,
che, organizzati in reparti autonomi, avevano un ruolo indipendente sul campo
di battaglia da quello degli altri reparti.
Ogni volta che entro in quella sala, per me fonte di grande ricerca
storica, mi fermo in un’analisi contemplativa importante. I dettagli dei
finimenti, delle armature e finanche degli “assetti” a cavallo durante
le cariche ed i combattimenti danno molte informazioni per l’equitazione
storica.
Si cerca di immedesimarsi in quella confusione ordinata di Cavalli
e Cavalieri che si stanno preparando all’attacco contro il nemico. La potenza e
grandezza dei cavalli da guerra fa ben emergere le razze italiane e spagnole
dell’epoca che con la loro forza e morfologia erano particolarmente adatti a
sostenere il peso e la dinamica della battaglia.
Il Museo di Capodimonte, oltre l’Armeria Farnesiana in cui sono
custodite armi ed armature dal XV al XVII secolo ha nel suo grembo questa
grande collezione d’Avalos che testimonia il grande lavoro di recupero della
nostra storia cavalleresca.
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