Oggetto
di miei personali studi da diversi anni è il Corsiero Neapolitano nominato ed
evidenziato in moltissimi trattati equestri nazionali ed internazionali. Ho già
dedicato all’argomento parte di un mio libro edito nel 2017 ed innumerevoli
pubblicazioni proprio a significare l’incidenza culturale che questo argomento
ha nelle mie attività equestri. Un campo decisamente minato in quanto tema
molto spesso non compreso perché a mio avviso non è conosciuta perfettamente da
molti interlocutori del settore la storia del Regno di Napoli.
Mi
sono trovato a combattere, sostenendo con fermezza le argomentazioni che
leggerete nella seguente pubblicazione, con allevatori, associazioni di settore
e semplici appassionati tutti legati ad un giardinetto che difficilmente poteva
essere condiviso da tutti gli altri. Mi sono ritrovato in alcuni momenti
completamente solo ma non ho mai smesso di divulgare e dimostrare la fondatezza dei miei studi ed approfondimenti.
Il
termine Corsiero indicava tra la fine del XV ed il XVIII secolo il
cavallo da combattimento che aveva un'andatura veloce (il corso e quindi il
galoppo). L’aggettivo napolitano ne indicava invece l’origine geografica che non corrispondeva,
come può far presumere il nome, alla sola città di Napoli, ma a tutta l’area
del regno di Napoli, che partiva dagli Abruzzi e finiva a Reggio Calabria.
Questi soggetti venivano allevati in grande misura in Puglia e Basilicata da
diverse famiglie nobili del tempo ed addestrati in specifiche cavallerizze. E’ bene indicare che
tali soggetti venivano scambiati spesso come riproduttori tra le diverse
famiglie nobili quasi a suggellare alleanze sul territorio ed ad omogenizzare
le caratteristiche morfologiche che divennero cosi importanti per la selezione
dei cavalli da guerra. Talune razze come la Neapolitana
e la Conversano, quest’ultima creata
dai Conti Acquaviva d’Aragona proprio a Conversano, furono utilizzate per
rafforzare lo sviluppo della razza Lipizzana sul finire del XVII secolo. Oggi
infatti la scuola spagnola di Vienna utilizza tali linee che dimostrano di
avere grande attitudine all’alta scuola ed a dimostrazioni militari. Sul finire
del XVIII secolo il Corsiero Neapolitano ed altre razze barocche presenti sul
territorio andarono via via diminuendo dando spazio a soggetti piu’ leggeri ed
adatti per il tipo di guerra che andava evolvendosi.
E
questa è la storia in sintesi.
Ad
avallare questa certezza è il veterinario Giuseppe Carelli, veterinario capo
del III Corpo d’Esercito presso il Comando di Brigata di Cavalleria che con il
suo saggio intitolato “Razze Equine.
Considerazioni ippologiche sulla possibile riproduzione del cavallo nostrano
(Napoli 1872)” dando una dettagliata
descrizione del cavallo napolitano:
La
stessa ARCM – Associazione Regionale del Cavallo Murgese evidenzia che:
Lo
sviluppo di una razza si ottiene attraverso la dimostrazione attitudinale della
stessa con attività disciplinari di qualunque genere. La mia denuncia, spesso
passata inosservata, era indirizzata proprio alla staticità delle associazioni
allevatoriali che mal proponevano i soggetti migliori attraverso un'evidenza di
carattere oggettivo. Mentre da un lato hanno avuto la convinzione e
perseveranza di tutelare una razza, dall’altra l’hanno bloccata senza un
particolare progetto di sviluppo. E’ solo grazie alla passione di diversi
privati che la razza murgese ha cominciato dalla fine degli anni novanta ed
esprimersi sul territorio nazionale ed internazionale in moltissime discipline.
Io stesso ho investito in questa razza preparando il mio cavallo Murgese
all’arte della Giostra e della Guerra dimostratosi all’altezza come l’antico
corsiero neapolitano. E’ proprio per tale motivo, trovandomi sul cammino altri
appassionati cavalieri ed addestratori che è nato il progetto di recupero e
promozione delle razze meridionali con particolare riferimento alle linee
Conversano, Neapolitano e Murgese. Questo nuovo organismo tenderà infatti a
raccogliere le eccellenze dei soggetti presenti sul territorio promuovendo gli
allevamenti e gli stessi privati che si adoperano per addestrare i propri
cavalli.
Ma
oltre a questo è mio piacere evidenziare l’esperienza di uno di quei sognatori
di cui abbiamo parlato sopra. Una persona che nei fatti ha cercato di far
comprendere che il corsiero neapolitano poteva essere recuperato con un
progetto lungo e delicato. Claudio Clemente trentaduenne di Montescaglioso, un
piccolo paese a pochi chilometri dalla capitale della cultura europea 2019,
Matera. Sin da tenera età Claudio è stato sempre affascinato dai cavalli. Il
nonno, Rocco Padula, è stato un artista pittore che gli ha lasciato in eredità
la passione per la storia e per l’arte. In particolare Claudio afferma di
essere sempre stato attratto dai soggetti dei cavalli nell’arte. Cavalli
possenti, da guerra che facevano nascere in lui la voglia di ricercare un
cavallo simile nella realtà. Si è quindi imbattuto negli studi e nella
conoscenza dell’antico corsiero napolitano rimanendo dispiaciuto della sua
inesistenza almeno nel suo concetto originario. Non riuscendo ad accettare
questa condizione nel 2015 cominciò ad indagare sulle razze che avevano
ereditato il genoma del corsiero quali appunto i lipizzani, andalusi e murgesi.
Nello stesso hanno ebbe quindi idea di compiere il suo progetto: incrociare un
suo stallone di pura razza spagnola con una giumenta lipizzana di nome neapolitana.
Il risultato fu sorprendente! Un soggetto morfologicamente molto vicino al suo ideale di corsiero neapolitano. Ma è solo con il terzo progetto, Jupiter della Rupe, che Claudio riesce ad avere piena soddisfazione avuto incrociando un Lipizzano ed un Andaluso. Ovviamente tale prodotto non ha una classificazione di razza ufficiale ma ora come allora l’incrocio di determinati soggetti dava come risultato cavalli dalle attitudini e dalle prestazioni di un livello altissimo. Oggi Claudio nella sua Scuderia Clemente è riuscito ad appassionare moltissimi bambini e ragazzi istruendoli ed informandoli sull’esistenza di questa antica eccellenza meridionale.
Claudio
è deciso. Consapevolmente deciso che con la buona volontà si può ottenere il
risultato che si desidera. Ovviamente per ottenere una costanza di risultato
bisognerà incrociare e monitorare ogni singolo progetto e ci vorranno molti
anni, ma era bene iniziare questo processo che molti hanno completamente
ignorato o abbandonato. E’ fermamente convinto che questo soggetto dovrà avere
delle performance rilevanti per competere
con quello che abbiamo come descrizione dell’antico corsiero. Ho cercato quindi
di amplificare la sua richiesta di aiuto promuovendo questo progetto che
ritengo rilevante per ciò che si è ottenuto. Se osservate le foto la
corrispondenza morfologica è decisamente similare al corsiero. Il muso grande,
leggermente montonino ma sfilante nella zona del muso lo contraddistingue.
Sono
quindi certo, anche attraverso la nascente associazione di promozione delle
razze meridionali, che il processo di riqualificazione sia in atto. Dobbiamo
solo valorizzare questo soggetti con attività dignitose e credibili.
Ma
a questo ci stiamo già lavorando.
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