domenica 7 marzo 2021

Alle origini del Corsiero Neapolitano

 


Oggetto di miei personali studi da diversi anni è il Corsiero Neapolitano nominato ed evidenziato in moltissimi trattati equestri nazionali ed internazionali. Ho già dedicato all’argomento parte di un mio libro edito nel 2017 ed innumerevoli pubblicazioni proprio a significare l’incidenza culturale che questo argomento ha nelle mie attività equestri. Un campo decisamente minato in quanto tema molto spesso non compreso perché a mio avviso non è conosciuta perfettamente da molti interlocutori del settore la storia del Regno di Napoli.

Mi sono trovato a combattere, sostenendo con fermezza le argomentazioni che leggerete nella seguente pubblicazione, con allevatori, associazioni di settore e semplici appassionati tutti legati ad un giardinetto che difficilmente poteva essere condiviso da tutti gli altri. Mi sono ritrovato in alcuni momenti completamente solo ma non ho mai smesso di divulgare e dimostrare la fondatezza dei miei studi ed approfondimenti.



Il termine Corsiero indicava tra la fine del XV ed il XVIII secolo il cavallo da combattimento che aveva un'andatura veloce (il corso e quindi il galoppo). L’aggettivo napolitano ne indicava invece l’origine geografica che non corrispondeva, come può far presumere il nome, alla sola città di Napoli, ma a tutta l’area del regno di Napoli, che partiva dagli Abruzzi e finiva a Reggio Calabria. Questi soggetti venivano allevati in grande misura in Puglia e Basilicata da diverse famiglie nobili del tempo ed addestrati in specifiche cavallerizze. E’ bene indicare che tali soggetti venivano scambiati spesso come riproduttori tra le diverse famiglie nobili quasi a suggellare alleanze sul territorio ed ad omogenizzare le caratteristiche morfologiche che divennero cosi importanti per la selezione dei cavalli da guerra. Talune razze come la Neapolitana e la Conversano, quest’ultima creata dai Conti Acquaviva d’Aragona proprio a Conversano, furono utilizzate per rafforzare lo sviluppo della razza Lipizzana sul finire del XVII secolo. Oggi infatti la scuola spagnola di Vienna utilizza tali linee che dimostrano di avere grande attitudine all’alta scuola ed a dimostrazioni militari. Sul finire del XVIII secolo il Corsiero Neapolitano ed altre razze barocche presenti sul territorio andarono via via diminuendo dando spazio a soggetti piu’ leggeri ed adatti per il tipo di guerra che andava evolvendosi.

E questa è la storia in sintesi.



Oggi la situazione è relativamente confusa ma in molti sognatori c’è la speranza che in qualche modo il tutto possa essere recuperato riportando in auge l’antico corsiero. Gli attuali studi dimostrano infatti che l’eredità di tale eccellenza, oltre alle linee Conversano e Neapolitano del cavallo Lipizzano, è data dall’attuale razza Murgese. Il dott. Fraddosio con il suo articolo del 2003 pubblicato sulla rivista
Umanesimo della Pietra, precisa ed argomenta molto bene che all’origine del cavallo Murgese ci sia proprio il corsiero neapolitano. Lui stesso sta operando con alcuni interventi di recupero del corsiero attraverso gli incroci di soggetti sopra menzionati tentando a ritroso tale passaggio di ritorno all’origine.


Ad avallare questa certezza è il veterinario Giuseppe Carelli, veterinario capo del III Corpo d’Esercito presso il Comando di Brigata di Cavalleria che con il suo saggio intitolato “Razze Equine. Considerazioni ippologiche sulla possibile riproduzione del cavallo nostrano (Napoli 1872)”  dando una dettagliata descrizione del cavallo napolitano:

 Bari, Lecce. In alcuni mandamenti di queste province, si allevano ancora a domicilio cavalli indigeni che si dice provenire dalla razza dei Duchi di Conversano, i quali si distinguono dal pelame nero, robustezza di membra, carattere placido, resistenza al lavoro”. 

La stessa ARCM – Associazione Regionale del Cavallo Murgese evidenzia che:

 “a ciò si aggiunge la napolitanità della razza Murgese, ossia la sua discendenza da ceppi genealogici di grande pregio ippotecnico come quelli di alcune antiche razze nobiliari del Regno di Napoli – in particolare quella degli Acquaviva d’Aragona, Conti di Conversano e Duchi di Noci, e quella dei Caracciolo, Duchi di Martina Franca – che per evidenti ragioni di atavismo consente al Cavallo Murgese di ben figurare negli esercizi di alta scuola e di dressage.”

Lo sviluppo di una razza si ottiene attraverso la dimostrazione attitudinale della stessa con attività disciplinari di qualunque genere. La mia denuncia, spesso passata inosservata, era indirizzata proprio alla staticità delle associazioni allevatoriali che mal proponevano i soggetti migliori attraverso un'evidenza di carattere oggettivo. Mentre da un lato hanno avuto la convinzione e perseveranza di tutelare una razza, dall’altra l’hanno bloccata senza un particolare progetto di sviluppo. E’ solo grazie alla passione di diversi privati che la razza murgese ha cominciato dalla fine degli anni novanta ed esprimersi sul territorio nazionale ed internazionale in moltissime discipline. Io stesso ho investito in questa razza preparando il mio cavallo Murgese all’arte della Giostra e della Guerra dimostratosi all’altezza come l’antico corsiero neapolitano. E’ proprio per tale motivo, trovandomi sul cammino altri appassionati cavalieri ed addestratori che è nato il progetto di recupero e promozione delle razze meridionali con particolare riferimento alle linee Conversano, Neapolitano e Murgese. Questo nuovo organismo tenderà infatti a raccogliere le eccellenze dei soggetti presenti sul territorio promuovendo gli allevamenti e gli stessi privati che si adoperano per addestrare i propri cavalli.



Ma oltre a questo è mio piacere evidenziare l’esperienza di uno di quei sognatori di cui abbiamo parlato sopra. Una persona che nei fatti ha cercato di far comprendere che il corsiero neapolitano poteva essere recuperato con un progetto lungo e delicato. Claudio Clemente trentaduenne di Montescaglioso, un piccolo paese a pochi chilometri dalla capitale della cultura europea 2019, Matera. Sin da tenera età Claudio è stato sempre affascinato dai cavalli. Il nonno, Rocco Padula, è stato un artista pittore che gli ha lasciato in eredità la passione per la storia e per l’arte. In particolare Claudio afferma di essere sempre stato attratto dai soggetti dei cavalli nell’arte. Cavalli possenti, da guerra che facevano nascere in lui la voglia di ricercare un cavallo simile nella realtà. Si è quindi imbattuto negli studi e nella conoscenza dell’antico corsiero napolitano rimanendo dispiaciuto della sua inesistenza almeno nel suo concetto originario. Non riuscendo ad accettare questa condizione nel 2015 cominciò ad indagare sulle razze che avevano ereditato il genoma del corsiero quali appunto i lipizzani, andalusi e murgesi. Nello stesso hanno ebbe quindi idea di compiere il suo progetto: incrociare un suo stallone di pura razza spagnola con una giumenta lipizzana di nome neapolitana.



Il risultato fu sorprendente! Un soggetto morfologicamente molto vicino al suo ideale di corsiero neapolitano. Ma è solo con il terzo progetto, Jupiter della Rupe, che Claudio riesce ad avere piena soddisfazione avuto incrociando un Lipizzano ed un Andaluso. Ovviamente tale prodotto non ha una classificazione di razza ufficiale ma ora come allora l’incrocio di determinati soggetti dava come risultato cavalli dalle attitudini e dalle prestazioni di un livello altissimo. Oggi Claudio nella sua Scuderia Clemente è riuscito ad appassionare moltissimi bambini e ragazzi istruendoli ed informandoli sull’esistenza di questa antica eccellenza meridionale.

Claudio è deciso. Consapevolmente deciso che con la buona volontà si può ottenere il risultato che si desidera. Ovviamente per ottenere una costanza di risultato bisognerà incrociare e monitorare ogni singolo progetto e ci vorranno molti anni, ma era bene iniziare questo processo che molti hanno completamente ignorato o abbandonato. E’ fermamente convinto che questo soggetto dovrà avere delle performance rilevanti per competere con quello che abbiamo come descrizione dell’antico corsiero. Ho cercato quindi di amplificare la sua richiesta di aiuto promuovendo questo progetto che ritengo rilevante per ciò che si è ottenuto. Se osservate le foto la corrispondenza morfologica è decisamente similare al corsiero. Il muso grande, leggermente montonino ma sfilante nella zona del muso lo contraddistingue.


Sono quindi certo, anche attraverso la nascente associazione di promozione delle razze meridionali, che il processo di riqualificazione sia in atto. Dobbiamo solo valorizzare questo soggetti con attività dignitose e credibili.

Ma a questo ci stiamo già lavorando.




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