lunedì 22 marzo 2021

La Cavallerizza ed i Cavalli di Venezia

 

I miei viaggi, compresi quelli di piacere, hanno sempre come comune denominatore lo studio storico cavalleresco del luogo in cui mi reco. Non è stato da meno il fine settimana a Venezia passato a fine giugno 2020 in cui ho scelto questa bellissima città come meta romantica dei mei 25 anni di matrimonio con mia moglie. In quell’occasione, oltre a visitare la città in ogni sua Calle, ho chiesto alla mia gentile consorte di recarci ad ammirare il monumento equestre del Colleoni, condottiero bergamasco ma al servizio di molti Signori e  regni del tempo e soprattutto della Serenissima di Venezia. A Campo San Giovanni e Paolo, Bartolomeo Colleoni si erge maestoso nella sua rappresentazione del Verrocchio. Accingendomi ad arrivare al monumento mi trovo a passare per una via adiacente. Alzando gli occhi non ho potuto evitare di notare il nome della strada o per meglio dire della Calle: Calle Luigi Torelli detta “de la Cavallerizza”.

Mi fermo quindi a guardare intorno per comprendere se in zona c’era qualcosa che potesse avvicinarsi ad una antica cavallerizza ma la zona era solo rappresentata da Chiese e Palazzi. La cosa mi ha incuriosito alquanto. Venezia era parte dei miei studi in merito al grande rapporto che aveva avuto con il Regno di Napoli soprattutto nella zona Pugliese in cui la Serenissima aveva realizzato delle cavallerizze al fine di approvvigionarsi di Cavalli per il proprio fabbisogno. Il mare Adriatico era infatti di quasi completa pertinenza commerciale di Venezia e soprattutto durante le crociate, la Puglia rappresentava per tutti un momento di riorganizzazione prima della partenza d’oltremare.

 


In quasi tutte le città del tempo le Cavallerizze rappresentavano il centro di formazione equestre per eccellenza sia per i nobili che per i militari. Anche Venezia, come centro importante commerciale e militare ne avrebbe dovuta avere una o piu’. Mi ero quindi trovato in prossimità di quella che poi sarebbe stata una scoperta interessante; nel luogo dove ora si ergeva un teatro un tempo era presente una delle Cavallerizze piu’ importanti di Venezia. Essa veniva definita “Cavalleriza dei Nobili o dei Patrizi” e la testimonianza del canonico della Basilica di San Marco rimane emblematica a riguardo:

«Talvolta nel principio di questa novella stagione si gode qualche esercizio Cavalleresco alla Cavallerizza. E' situata questa vicino a' Mendicanti, capace per settanta, e più cavalli; oltre allo spazioso terreno scoperto, che serve per la Lizza. E' mantenuta da un'Accademia di Patrizij, che trattiene stipendiato un Cavallerizzo, c'hà obbligo di mantenere à sue spese quattro Cavalli da maneggio, tre de' quali servono per lezione del cavalcare, l'altro per correre, ritrovandosi al presente Nicola Santa Paolina. Concorre il meglio della Città à questi publici esercizij curiosi per la pompa, e lo splendore; ...».

 


Agli inizi del Settecento nella Cavallerizza tenevano i propri cavalli (fino al numero di otto) i patrizi Geremia Loredan ed Alvise Priuli. Chiusa nel 1735 gli spazi vennero adibiti per un certo tempo a savonerìa (fabbrica di saponi), ma poi dal 1750 alla fine della Repubblica tornò a maneggio per i cavalli. Nell'Ottocento tutta l'area venne trasformata con l'istituzione di una casa di ricovero e dell'ospedale, militare prima, civile poi.

Nel 1755 alla Cavallerizza abitavano le signore Pozzo: qui si trovava Giacomo Casanova (1725-1798) che, nella notte fra il 25 ed il 26 luglio 1755 venne arrestato per essere tradotto ai Piombi (la prigione con le celle che si trovavano sotto il tetto ricoperto di piombo -da cui il loro nome- di Palazzo Ducale).

 


Il Cavallo utile per i nobili che dovevano portarsi nelle sedute di governo in Palazzo Ducale e per questo motivo venivano avvisati di affrettare il cammino al trotto del loro quadrapede, con il suono della campana pubblica chiamata appunto “trottiera” (o campana dopo nona) che veniva suonata sulla torre di S. Marco perchè al suono di essa i patrizi chiamati d'urgenza in Palazzo Ducale lanciavano i loro cavalli al trotto per giungervi il più presto possibile.

La vita ginnica sportiva inoiltre, era tenuta in grande onore nella Capitale della Repubblica ed i giochi delle corse ippiche erano in Venezia frequentissimi (memorabile il torneo equestre del febbraio 1679 in onore di Ferdinando Gonzaga Duca di Mantova nella Cavallerizza, appunto dei Santi Giovanni e Paolo); che, infine si trattava di provvedere ai rifornimenti delle razze locali, sia nell'interesse delle popolazioni, sia per mantenere in efficienza i propri riparti di truppe montate.

 


A questo proposito si narra che lupi e cavalli abbondassero anticamente le foreste prospicenti la Laguna veneta e le stesse isole, quest'ultimi (cavalli), specialmente quando il popolo Veneto si stabilì nel V° e VI° secolo con i loro destrieri sospinti dalle invasioni barbariche. La razza non si estinse del tutto, e di Equilio (Jesolo) e di Cavallino presero il nome alcune terre della gronda lagunare.

 Il quadrupede serviva pure per diletto nel maneggio e per divertimento come abbiamo anticipato, per le giostre e i tornei che si svolgevano principalmente nella piazza S. Marco, questo per ricordare qualche avvenimento politico o vittoria militare, o per festeggiare la venuta di qualche personaggio importante e caro alla Serenissima, o anche a corona di qualche celebre sposalizio.

 Vennero quindi istituite le cavallerizze in appositi locali che servivano all'insegnamento da parte di un cavalerizzo maggiore all'equitazione e che consistevano in grandi tettoie chiuse o in recinti scoperti. Potevano avere anche scopi militari, o soltanto di semplice ammaestramento di cavalli (maneggio). Dunque scuola di equitazione a scopo pubblico o privato e di diletto specialmente da parte dei nobili per una noblesse oblige del XVII e XVII secolo, che doveva saper andare a cavallo.

 


Un altro luogo di equitazione è rimasto invece sconosciuto il periodo di attività, molto probabilmente databile tra il secolo XVII e il secolo XVIII e che si trovava in Rio Marin, ove attualmente sorgono il palazzo Gradenigo e Cà Cappello, con 30 cavalli e che si poteva anche percorrere in carrozza.

 Oltre  il Campo San Giovanni e Paolo un’altra Cavallerizza era decisamente importante per la preparazione equestre: quella della Giudecca. Apprendiamo dai Notatori manoscritti di Pietro Gradenigo, conservati nel locale Museo Correr alla data 17 gennaio 1757:

Alla Giudecca, appresso alla chiesa della Croce (Zitelle?), si sono introdotti gli esercizi cavallereschi da certi mercadanti veneti e forestieri per loro trattehimento, e per comodo di cavalcare con il buon metodo della CavaUerissa...

 Le fonti a riguardo ed i dovuti approfondimenti sono ora oggetto di un mio studio particolare.

 Il rapporto di Venezia coi Cavalli, per chi visita Piazzza San Marco è testimoniato poi dai quattro cavalli che sovrastano la Basilica. Essi rappresentano quattro statue di cavalli in lega bronzea, in origine appartenute a una quadriga in trionfo collocata all'ippodromo di Costantinopoli, e depredate durante le Crociate nel XIII Secolo da Venezia.


È certo che i cavalli, insieme con la quadriga, erano stati posti nel grande ippodromo di Costantinopoli, probabilmente sopra i 
carceres (da dove partivano le bighe per le corse nel circo); giunsero in città, forse dall'isola di Chios, sotto l'imperatore Teodosio II (408-450), come raccontano le fonti dell'VIII secolo. La datazione più probabile dei cavalli è di età romana imperiale, collocabile tra la seconda metà del II e gli inizi del III secolo d.C.

Furono trasportati nella città lagunare nel 1204, sottratti a Costantinopoli dalla Repubblica di Venezia in seguito all'assedio e saccheggio della città avvenuto l'anno prima durante la IV crociata. Poco dopo la fine della crociata, Enrico Dandolo, doge di Venezia, inviò i cavalli nella Serenissima, dove furono installati sulla terrazza della facciata della Basilica di San Marco nel 1254. 


La quadriga, che è simbolo imperiale per eccellenza, posta in facciata alla basilica, assume una notevole valenza politica nel sottolineare il ruolo di guida indiscussa del Doge, identificato con San Marco e con la sua Capella Ducale.

 Durante il 1977 furono tolti dalla loro sede e portati in laboratorio per un lungo e meticoloso restauro. Al loro posto furono portate delle copie perfette che adornano la facciata della Basilica di San Marco. Terminato il restauro, nel 1982, sono stati posti all'interno del percorso del museo della Basilica, in una sede dove si possono rimirare nella loro entusiasmante bellezza.

 

Bibliografia: La Serenissima a Cavallo. Cavalli e Cavallerizze a Venezia – F. Basaldella

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