Mi fermo quindi a guardare intorno per comprendere se in zona c’era qualcosa che potesse avvicinarsi ad una antica cavallerizza ma la zona era solo rappresentata da Chiese e Palazzi. La cosa mi ha incuriosito alquanto. Venezia era parte dei miei studi in merito al grande rapporto che aveva avuto con il Regno di Napoli soprattutto nella zona Pugliese in cui la Serenissima aveva realizzato delle cavallerizze al fine di approvvigionarsi di Cavalli per il proprio fabbisogno. Il mare Adriatico era infatti di quasi completa pertinenza commerciale di Venezia e soprattutto durante le crociate, la Puglia rappresentava per tutti un momento di riorganizzazione prima della partenza d’oltremare.
In quasi tutte le città del tempo le Cavallerizze rappresentavano il
centro di formazione equestre per eccellenza sia per i nobili che per i militari.
Anche Venezia, come centro importante commerciale e militare ne avrebbe dovuta
avere una o piu’. Mi ero quindi trovato in prossimità di quella che poi sarebbe
stata una scoperta interessante; nel luogo dove ora si ergeva un teatro un
tempo era presente una delle Cavallerizze piu’ importanti di Venezia. Essa
veniva definita “Cavalleriza dei Nobili o dei Patrizi” e la testimonianza del canonico
della Basilica di San Marco rimane emblematica a riguardo:
«Talvolta nel principio di questa novella stagione si gode qualche esercizio Cavalleresco alla Cavallerizza. E' situata questa vicino a' Mendicanti, capace per settanta, e più cavalli; oltre allo spazioso terreno scoperto, che serve per la Lizza. E' mantenuta da un'Accademia di Patrizij, che trattiene stipendiato un Cavallerizzo, c'hà obbligo di mantenere à sue spese quattro Cavalli da maneggio, tre de' quali servono per lezione del cavalcare, l'altro per correre, ritrovandosi al presente Nicola Santa Paolina. Concorre il meglio della Città à questi publici esercizij curiosi per la pompa, e lo splendore; ...».
Agli inizi del Settecento nella
Cavallerizza tenevano i propri cavalli (fino al numero di otto) i patrizi
Geremia Loredan ed Alvise Priuli. Chiusa nel 1735 gli spazi vennero adibiti per
un certo tempo a savonerìa (fabbrica di saponi), ma poi dal
1750 alla fine della Repubblica tornò a maneggio per i cavalli. Nell'Ottocento
tutta l'area venne trasformata con l'istituzione di una casa di ricovero e
dell'ospedale, militare prima, civile poi.
Nel 1755 alla Cavallerizza
abitavano le signore Pozzo: qui si trovava Giacomo Casanova (1725-1798) che,
nella notte fra il 25 ed il 26 luglio 1755 venne arrestato per essere tradotto
ai Piombi (la prigione con le celle che si trovavano sotto il tetto ricoperto
di piombo -da cui il loro nome- di Palazzo Ducale).
Il
Cavallo utile per i nobili che dovevano portarsi nelle sedute di governo in
Palazzo Ducale e per questo motivo venivano avvisati di affrettare il cammino
al trotto del loro quadrapede, con il suono della campana pubblica chiamata
appunto “trottiera” (o campana dopo nona) che veniva suonata sulla torre
di S. Marco perchè al suono di essa i patrizi
chiamati d'urgenza in Palazzo Ducale lanciavano i loro cavalli al trotto per
giungervi il più presto possibile.
La vita ginnica sportiva inoiltre, era tenuta in
grande onore nella Capitale della Repubblica ed i giochi delle corse ippiche
erano in Venezia frequentissimi (memorabile il torneo equestre del febbraio
1679 in onore di Ferdinando Gonzaga Duca di Mantova nella Cavallerizza, appunto
dei Santi Giovanni e Paolo); che, infine si trattava di provvedere ai
rifornimenti delle razze locali, sia nell'interesse delle popolazioni, sia per
mantenere in efficienza i propri riparti di truppe montate.
A questo proposito si narra che lupi e cavalli
abbondassero anticamente le foreste prospicenti la Laguna veneta e le stesse
isole, quest'ultimi (cavalli), specialmente quando il popolo Veneto si stabilì
nel V° e VI° secolo con i loro destrieri sospinti dalle invasioni barbariche.
La razza non si estinse del tutto, e di Equilio (Jesolo) e di Cavallino presero
il nome alcune terre della gronda lagunare.
Un altro luogo di equitazione è rimasto invece sconosciuto il periodo di attività, molto probabilmente databile tra il secolo XVII e il secolo XVIII e che si trovava in Rio Marin, ove attualmente sorgono il palazzo Gradenigo e Cà Cappello, con 30 cavalli e che si poteva anche percorrere in carrozza.
Alla Giudecca, appresso alla chiesa della Croce (Zitelle?), si sono introdotti gli esercizi cavallereschi da certi mercadanti veneti e forestieri per loro trattehimento, e per comodo di cavalcare con il buon metodo della CavaUerissa...
Furono
trasportati nella città lagunare nel 1204, sottratti
a Costantinopoli dalla Repubblica di Venezia in seguito
all'assedio e saccheggio della città avvenuto l'anno prima durante
la IV crociata. Poco dopo la fine della crociata, Enrico
Dandolo, doge di Venezia, inviò i cavalli nella Serenissima,
dove furono installati sulla terrazza della facciata della Basilica di San
Marco nel 1254.
Bibliografia:
La Serenissima a Cavallo. Cavalli e Cavallerizze a Venezia – F. Basaldella
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