Del terre a terre
Secondo la definizione del Duca di Newcastle, che è molto
giusta, il terre a terre è un galoppo in due tempi, su due piste, molto più
raccorciato e riunito del galoppo ordinario, e nel quale la posizione dei
piedi differisce in quanto un Cavallo solleva le due gambe anteriori assieme
ed assieme le posa a terra, mentre i piedi posteriori accompagnano quelli
anteriori con lo stesso movimento, cosa che determina una cadenza con impulso e
bassa, in cui egli marca tutti i tempi con un dondolio di anche che inizia come
una specie di molla. Per averne un'idea ancora più precisa, bisogna figurarsi
quest'aria come una serie di piccoli salti molto bassi, vicino al terreno, con
il Cavallo che avanza sempre un po' e di lato, poiché le anche in questa
posizione non avanzano sotto al ventre quanto nel galoppo, cosa che rende
l'azione più vivace, più bassa e più determinata.
Bisogna inoltre
osservare che nel terre à terre, il Cavallo poggia di più sulle gambe esterne che su quelle
interne, che rimangono un po' più avanzate e iniziano il cammino, ma non tanto
quanto al galoppo; ed essendo la groppa molto sottomessa in quest'aria, così
spinta e vivace di anche, egli si trova ad essere più largo davanti che dietro,
cosa che mette la spalla esterna un po' all'indietro e dona libertà a quella
interna.
È facile, per la
soggezione in cui quest'aria tiene un Cavallo, giudicare violento questo
esercizio e dire che pochi Cavalli sono capaci di eseguirlo con tutta la perfezione
e tutta la precisione necessarie. Bisogna che un Cavallo sia ben vigoroso e ben
sciolto per richiedergli questo esercizio; quelli che hanno meno forza e pratica
che leggerezza e coraggio, temono la soggezione di regole così ricercate; così
i veri uomini di Cavalli guardano a questo esercizio, che è divenuto molto
raro, come alla pietra di paragone, per vedere la sapienza di un Cavaliere e
l'addestramento di un Cavallo.
Non bisogna cadere
nell'errore di coloro che attribuiscono indifferentemente il nome di terre à terre all'andatura dei
Cavalli che lavorano bassi e trascinano un cattivo galoppo raso a terra, senza
alcuna azione vivace che spinga e determini le loro anche a formare questa
cadenza serrata e pronta, in cui il solo dondolio fa vedere la differenza tra
il vero terre à terre ed il cattivo galoppo. Spesso, non conoscendo la vera
definizione di ciascuna aria di maneggio, non si è in grado di giudicare la
capacità di un Cavallo né, di conseguenza, di donargli l'aria che più conviene
alla sua disposizione. Questo errore di confondere così le arie, che sono l'ornamento
dei begli esercizi di maneggio, fa attribuire a taluni Cavalieri, la cui
maggior capacità consiste nell'abitudine, un preteso sapere che esiste solo
nella loro mal fondata presunzione e nella cieca ammirazione di quelli che li
decantano senza alcuna conoscenza dell'Arte della Cavalleria.
Poiché la
perfezione del terre à terre consiste nell'avere l'anca esterna serrata, bisogna, nelle
volte eseguite in quest'aria, che il quadrato sia ancora più perfetto di quello
che si fa al semplice galoppo su due piste; ma bisogna fare attenzione negli
angoli, che la gamba posteriore interna non passi avanti alle spalle: poiché
allora il Cavallo, essendo troppo largo di anche, sarebbe intavolato e potrebbe
fare un balzo forzando la mano del Cavaliere per uscire da questa falsa
posizione. Si deve pure fare attenzione a non tenere la mano troppo alta,
poiché egli non potrebbe avanzare basso e con impulso, né fluire altrettanto
veloce. Gli errori più comuni che fa un Cavallo lavorando terre a terre, sono
l'accularsi, sollevare troppo il davanti o trascinare le anche: bisogna, se
sopraggiunge qualcuno di questi difetti, spingere con determinazione il
Cavallo in avanti con gli speroni, per correggerlo, per avvertirlo di tenersi
più riunito e per rendere più pronta la sua cadenza; e poiché in questo
esercizio le parti del Cavallo sono sottoposte ad un lavoro notevole, bisogna
sempre sentire a quale grado di obbedienza sono le sue forze ed il suo
coraggio, per finire la ripresa prima che la stanchezza gli dia l'occasione di
difendersi.
Le regole per addestrare un Cavallo al terre a terre derivano dalla
conoscenza della sua natura e dalla disposizione che egli ha per quest'aria,
che si riconosce facilmente allorquando, dopo esser stato ammorbidito secondo
le regole e riunito, prende spontaneamente questo dondolio di anche di cui
abbiamo parlato; in tal caso avrà senza dubbio della disposizione per eseguire
questo esercizio; ma bisogna ben lavorare le sue molle, soprattutto all'inizio,
chiedendogli soltanto al massimo quattro mezze volte di seguito, che egli
donerà facilmente se è stato preparato secondo i princìpi che devono guidarlo
in questa lezione. Mano a mano che le sue forze ed il suo fiato lo renderanno
più sciolto e più disponibile, si potrà, dopo che avrà fornito quattro mezze
volte, cioè due a ciascuna mano, lasciarlo al piccolo galoppo, lento e
cadenzato, per riunirlo poi sul quadrato di mezzo del maneggio e richiedere la
stessa aria su due o tre volte, poi finire e scendere.
Fonte: Scuola di Cavalleria - F. R. de La Gueriniere
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