domenica 25 ottobre 2020

Terre a Terre

 


Del terre a terre

Secondo la definizione del Duca di Newcastle, che è molto giusta, il terre a terre è un galoppo in due tempi, su due piste, molto più raccorciato e riunito del galop­po ordinario, e nel quale la posizione dei piedi differisce in quanto un Cavallo sol­leva le due gambe anteriori assieme ed assieme le posa a terra, mentre i piedi posteriori accompagnano quelli anteriori con lo stesso movimento, cosa che determina una cadenza con impulso e bassa, in cui egli marca tutti i tempi con un dondolio di anche che inizia come una specie di molla. Per averne un'idea ancora più precisa, bisogna figurarsi quest'aria come una serie di piccoli salti molto bassi, vicino al terreno, con il Cavallo che avanza sempre un po' e di lato, poiché le anche in questa posizione non avanzano sotto al ventre quanto nel galoppo, cosa che rende l'azione più vivace, più bassa e più determinata.

Bisogna inoltre osservare che nel terre à terre, il Cavallo poggia di più sulle gambe esterne che su quelle interne, che rimangono un po' più avanzate e inizia­no il cammino, ma non tanto quanto al galoppo; ed essendo la groppa molto sot­tomessa in quest'aria, così spinta e vivace di anche, egli si trova ad essere più largo davanti che dietro, cosa che mette la spalla esterna un po' all'indietro e dona libertà a quella interna.

È facile, per la soggezione in cui quest'aria tiene un Cavallo, giudicare violento questo esercizio e dire che pochi Cavalli sono capaci di eseguirlo con tutta la per­fezione e tutta la precisione necessarie. Bisogna che un Cavallo sia ben vigoroso e ben sciolto per richiedergli questo esercizio; quelli che hanno meno forza e prati­ca che leggerezza e coraggio, temono la soggezione di regole così ricercate; così i veri uomini di Cavalli guardano a questo esercizio, che è divenuto molto raro, come alla pietra di paragone, per vedere la sapienza di un Cavaliere e l'addestra­mento di un Cavallo.

Non bisogna cadere nell'errore di coloro che attribuiscono indifferentemente il nome di terre à terre all'andatura dei Cavalli che lavorano bassi e trascinano un cattivo galoppo raso a terra, senza alcuna azione vivace che spinga e determini le loro anche a formare questa cadenza serrata e pronta, in cui il solo dondolio fa vedere la differenza tra il vero terre à terre ed il cattivo galoppo. Spesso, non cono­scendo la vera definizione di ciascuna aria di maneggio, non si è in grado di giu­dicare la capacità di un Cavallo né, di conseguenza, di donargli l'aria che più con­viene alla sua disposizione. Questo errore di confondere così le arie, che sono l'or­namento dei begli esercizi di maneggio, fa attribuire a taluni Cavalieri, la cui maggior capacità consiste nell'abitudine, un preteso sapere che esiste solo nella loro mal fondata presunzione e nella cieca ammirazione di quelli che li decanta­no senza alcuna conoscenza dell'Arte della Cavalleria.

Poiché la perfezione del terre à terre consiste nell'avere l'anca esterna serrata, bisogna, nelle volte eseguite in quest'aria, che il quadrato sia ancora più perfetto di quello che si fa al semplice galoppo su due piste; ma bisogna fare attenzione negli angoli, che la gamba posteriore interna non passi avanti alle spalle: poiché allora il Cavallo, essendo troppo largo di anche, sarebbe intavolato e potrebbe fare un balzo forzando la mano del Cavaliere per uscire da questa falsa posizione. Si deve pure fare attenzione a non tenere la mano troppo alta, poiché egli non potrebbe avanzare basso e con impulso, né fluire altrettanto veloce. Gli errori più comuni che fa un Cavallo lavorando terre a terre, sono l'accularsi, sollevare troppo il davanti o trascinare le anche: bisogna, se sopraggiunge qualcuno di questi difet­ti, spingere con determinazione il Cavallo in avanti con gli speroni, per correg­gerlo, per avvertirlo di tenersi più riunito e per rendere più pronta la sua caden­za; e poiché in questo esercizio le parti del Cavallo sono sottoposte ad un lavoro notevole, bisogna sempre sentire a quale grado di obbedienza sono le sue forze ed il suo coraggio, per finire la ripresa prima che la stanchezza gli dia l'occasione di difendersi.

Le regole per addestrare un Cavallo al terre a terre derivano dalla conoscenza della sua natura e dalla disposizione che egli ha per quest'aria, che si riconosce facilmente allorquando, dopo esser stato ammorbidito secondo le regole e riuni­to, prende spontaneamente questo dondolio di anche di cui abbiamo parlato; in tal caso avrà senza dubbio della disposizione per eseguire questo esercizio; ma bisogna ben lavorare le sue molle, soprattutto all'inizio, chiedendogli soltanto al massimo quattro mezze volte di seguito, che egli donerà facilmente se è stato pre­parato secondo i princìpi che devono guidarlo in questa lezione. Mano a mano che le sue forze ed il suo fiato lo renderanno più sciolto e più disponibile, si potrà, dopo che avrà fornito quattro mezze volte, cioè due a ciascuna mano, lasciarlo al piccolo galoppo, lento e cadenzato, per riunirlo poi sul quadrato di mezzo del maneggio e richiedere la stessa aria su due o tre volte, poi finire e scendere.

Fonte: Scuola di Cavalleria - F. R. de La Gueriniere

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