Gli antichi
Ecuyers inventarono le volte per rendere il loro Cavalli più agili nei
combattimenti di spada e di pistola, che erano molto in uso prima della
proibizione dei duelli. Ci si è sforzati di indurre nei Cavalli molta
obbedienza e velocità sul circolo per renderli più agili e più pronti a girare
diligentemente e più volte la groppa, sia per sopravanzare quella del nemico,
sia per evitare di lasciar guadagnare la propria, facendo sempre testa a quella
del proprio avversario. In seguito si fece di questo un esercizio da maneggio,
in cui si strinsero sempre più le anche per dimostrare la capacità del
Cavaliere e la destrezza del Cavallo; perciò si possono ammettere due tipi di
volte: quelle che servono al lavoro di guerra e quelle che si fanno per il
piacere del maneggio.
Nelle volte che
raffigurano il combattimento non è possibile guidare un Cavallo su un quadrato,
né andare su due piste, poiché in questa posizione non si potrebbe raggiungere
la groppa del proprio nemico: bisogna fare ciò su una pista circolare e
mantenere soltanto una mezza anca in dentro, affinché il Cavallo sia più saldo
sul suo treno posteriore. Poiché si tiene l'arma nella mano destra, che per
questo motivo viene chiamata la mano di spada, bisogna che un Cavallo da guerra sia molto sciolto a destra,
infatti è raro che si cambi di mano, a meno che non ci si debba battere con un
mancino.
Quanto alle volte
che riguardano il maneggio di scuola, esse devono essere fatte su due piste, su
un quadrato, i cui quattro cantoni o angoli vengano arrotondati con le spalle,
quello che si chiama abbracciare la volta. Questo esercizio su due piste è tratto dalla groppa al muro:
lezione dopo la quale si incomincia a mettere un Cavallo sulle volte
rovesciate, che servono all'inizio per ben eseguire le volte ordinarie.
Quando un Cavallo
sarà obbediente nella groppa al muro alle due mani, lungo la parete, bisognerà,
rovesciando la spalla a ciascun angolo del maneggio, continuare a tenerla in
questa posizione lungo le quattro pareti, finché egli non obbedisca
liberamente a ciascuna mano. Bisogna, in seguito, ridurre il quadrato formato
dalle quattro pareti del maneggio, in un quadrato più stretto, come è rappresentato
dalla tavola, tenendo la testa e le spalle del Cavallo verso il centro,
rovesciando, o piuttosto trattenendo, le spalle all'estremità di ciascuna linea
del quadrato, vale a dire a ciascun angolo, affinché le anche possano
raggiungere l'altra linea.
Benché la testa e
le spalle di un Cavallo che viene fatto trottare alla corda o che si distende
su dei circoli con la groppa all'esterno, si trovino verso il centro, non
bisogna per questo credere che queste siano delle volte rovesciate, come
qualche Cavaliere confonde; la differenza è notevole: poiché quando si porta un
Cavallo su dei circoli con la testa all'interno, la groppa all'esterno, sono le
gambe interne che si distendono, cioè che passano al di sopra di quelle
esterne, lezione che noi abbiamo dato per preparare un Cavallo ad andare in
spalla in dentro; ma nelle volte rovesciate, sono le gambe esterne che devono
passare ed accavallare al di sopra di quelle interne, come nella groppa al
muro, cosa ben più difficile da far eseguire al Cavallo, poiché, in
quest'ultima posizione, egli è più raccorciato e più sulle anche: è anche per
questo motivo che questo esercizio gli viene richiesto solo quando incomincia a
ben conoscere la mano e le gambe e si sposta di lato con facilità.
La difficoltà
delle volte rovesciate consiste nel piegare il Cavallo alla mano a cui va, a
far marciare per prime le spalle e a saperle trattenere nei quattro angoli del
quadrato per disporre le anche sull'altra linea, cosa che il Cavallo non
mancherà di eseguire con facilità ed in poco tempo se prima è stato reso
sciolto e obbediente in groppa al muro, lezione a cui bisognerà ritornare se egli
si difende nel quadrato stretto in cui si deve contenere un Cavallo per fare
ciò che si chiama volta rovesciata.
Non appena il
Cavallo obbedirà prontamente su due piste, alle due mani, su dei quadrati
larghi e stretti alla lezione delle volte rovesciate, bisognerà metterlo sulla
volta ordinaria, tenendogli la groppa verso il centro e la testa e le spalle di
fronte, e a due o tre piedi al di qua della parete, in modo che le spalle
descrivano il quadrato più grande e la groppa, stando verso il centro, il più
piccolo. Bisogna arrotondare ciascun angolo con le spalle, portando e girando
diligentemente la mano sull'altra linea, tenendo le anche in posizione ferma
quando si gira il treno anteriore, ma la pista delle anche deve essere comunque
quadrata. Conducendo così un Cavallo di lato da un angolo all'altro, egli non
cadrà mai nella volta, né sarà intavolato: quest'ultimo difetto è importante
poiché storpia le anche e rovina i garretti di un Cavallo, difetto che qualche
uomo di Cavalli attribuisce alle volte in generale; ma è senza dubbio delle
volte intavolate e acculate di cui essi vogliono parlare, poiché non posso
credere che un Cavaliere sensato possa tenere un tale discorso riguardo a
un'aria che fa così ben apparire l'obbedienza e la gentilezza di un Cavallo,
che abbellisce il suo movimento e dona una grazia infinita al Cavaliere che
esegue bene questo esercizio.
Il dotto Signor de
la Broue, che per primo ha trovato la correttezza e la proporzione delle belle
volte, dona ancora un'eccellente lezione per preparare un Cavallo a quest'aria.
Consiste nel portarlo, prima al passo di scuola, dritto e su una pista sui
quattro lati di un quadrato, la testa piazzata all'interno e, all'estremità di
ciascun lato, quando le anche sono arrivate nell'angolo che forma il riscontro
dell'altra linea, girare le spalle fino a che esse siano arrivate sulla linea
delle anche, come si può vedere dalla tavola. Questa lezione è tanto migliore
in quanto mantiene un Cavallo dritto sulle sue gambe e gli dona una grande
morbidezza di spalle. I passi fatti diritti gli tolgono l'occasione di
ritenersi e di accularsi e l'arrotondamento delle spalle all'estremità di
ciascun lato del quadrato, insegna ad un Cavallo a girare con facilità; e le
anche, restando ferme e piegate in questo movimento, sono impegnate a sostenere
l'azione della spalla e del braccio esterno. La pratica di queste regole del
quadrato, bene adattate alla natura del Cavallo, trattenendo sulla linea dritta
quello che pesa o che tira alla mano, cacciando quello che si ritiene, e
rendendo diligenti le spalle degli uni e degli altri in ciascun di terreno più
stretto, potrebbe stringersi ed accularsi, cosa che non succede se egli è stato
prima confermato nel passage su una pista, animato e rilevato, lungo le quattro linee del
quadrato della volta; e allorché egli cade o si ritiene, bisogna cacciarlo in
avanti, e ugualmente, se si abbandona troppo sulla mano e sulle spalle,
bisognerà farlo indietreggiare. Reso obbediente al passage sulla mezza volta,
alla fine della terza linea bisognerà animarlo per fargli fare quattro o cinque
tempi di galoppo raccorciato, basso e diligente, poi accarezzarlo; e quando lo
si sentirà ben disposto, bisognerà incominciare e finire la mezza volta al
galoppo.
Tanto nelle volte,
quanto nelle mezza volte, è necessario variare sovente l'ordine della lezione,
cambiando di mano e di posto: poiché, se si facessero sempre le mezza volte
nello stesso punto, il Cavallo, premeditando la volontà del Cavaliere, le
eseguirebbe spontaneamente.
Se succede che il
Cavallo resista alle regole della proporzione e della precisione delle volte e
delle mezza volte, bisognerà rimetterlo in spalla in dentro e in groppa al
muro; in questo modo cesserà la sua irritazione e diminuirà la sua foga; ma
questi disordini succedono soltanto a coloro che non seguono la natura e che
vogliono spingere troppo i Cavalli ed addestrarli troppo in fretta: bisogna, al
contrario, prepararli per mezzo della scioltezza e della naturalezza e non con
la violenza: poiché, mano a mano che un Cavallo diviene morbido e comprende la
volontà del Cavaliere, egli non chiede che di obbedire, a meno che non abbia
una natura assolutamente ribelle, nel qual caso non bisogna pretendere da lui
alcun esercizio regolare, ma una semplice obbedienza, da cui poter trarre il
servigio a cui è destinato e che meglio conviene alla sua attitudine.
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