Continuano i nostri approfondimenti sulla Scuola di Cavalleria di de La Gueriniere. Il "il bello da vedere" rinascimentale si trasforma in Grazia e Portamento. Leggiamo insieme...
La grazia è un
ornamento così grande per un Cavaliere e nello stesso tempo un così grave
viatico per avvicinarsi alla scienza, che tutti coloro che vogliono divenire
Uomini di Cavalli, dovrebbero innanzitutto impiegare il tempo necessario per
acquisire questa qualità. Per grazia io intendo l'aria li scioltezza e di
liberta che bisogna conservare in una postura diritta e libera, sia per tenersi
e assicurarsi al Cavallo, quando è necessario, sia per rilassarsi all'uopo, mantenendo per
quanto si può, in tutti i movimenti che fa un Cavallo, il giusto equilibrio che
dipende dal contrappeso del corpo ben conservato, e che i movimenti del
Cavaliere siano cosi fini che servano piu ad abbellire il suo assetto che
sembrare di aiuto al Cavallo. Poiché questa parte è stata trascurata, e la
noncuranza, aggiunta ad una certa aria di lassismo, ha sostituito l'attenzione
che un tempo era dedicata a conservare questo bell'assetto, che affascina gli
occhi degli spettatori e aumenta infinitamente il merito di un bel Cavallo, non
è sorprendente che la Cavalleria abbia tanto perso del suo antico lustro.
Dopo aver fatto questo piccolo esame,
bisogna avvicinarsi alia spalla sinistra del Cavallo, non soltanto per poter
salirvi facilmente, ma per evitare di ricevere un calcio dalla gamba davanti,
se si sta vicino all'incollatura, o da quella di dietro, se ci si trova vicino
al ventre. Bisogna, in seguito, prendere l'estremità delle redini con la mano
destra, per vedere se esse non sono al contrario o girate; e, in questo caso,
bisogna a rimetterle a posto girando l'anello della briglia che sta nella parte
bassa dell'asta. Bisogna tenere la frusta con la punta rivolta in basso, nella
mano sinistra, e con la stessa mano prendere le redini un po' lunghe, per paura
di qualche incidente, con un pugno di crini vicini al garrese e stringere bene
tutte e tre le cose. Bisogna poi, con la mano destra, prendere la parte bassa
dello staffile e girarlo dalla parte liscia del cuoio, quindi si mette il piede
sinistro sulla staffa, si porta la mano destra sull'arcione posteriore e ci si
solleva al disopra della sella passando la gamba destra, distesa fino alia
punta del piede; infine si entra nella sella tenendo il corpo diritto. Questa
serie di azioni, piu lunga da descrivere che da eseguirsi, deve essere fatta
con molta grazia, prontezza e leggerezza, per non cadere nel caso di certi
Cavalieri che affettano un'aria di sufficienza nella pratica di cose che, fatte
una volta, sono molto facili e molto semplici, ma necessarie.
Quando ci si trova in sella bisogna passare
la frusta nella mano destra, la punta in alto; con la stessa mano prendere
l'estremita delle redini per tenerle uguali, in seguito aggiustarle nella mano
sinistra separandole con il mignolo della stessa mano, tenere salde le punta
delle dita nell'incavo della mano ed estendere il pollice sopra le redini per
assicurarle ed impedir loro di scivolare dalla mano.
La mano di briglia governa il treno
anteriore. Essa deve essere posta sopra al collo del Cavallo, ne all'interno ne
all'esterno, all'altezza del gomito, due dita al di sopra e al davanti del
porno della sella, per non impedire l'effetto delle redini: la mano deve
essere, di conseguenza, staccata dal corpo e lontana dallo stomaco, con le
unghie un po' rivolte all'insu e davanti al ventre e il polso un po'
arrotondato. Nel seguente capitolo parleremo degli effetti della mano di
briglia, che meritano una spiegazione particolare.
La mano destra deve essere tenuta alla
stessa altezza e vicina alia mano sinistra, quando si porta un Cavallo con le
redini uguali; ma quando ci si serve della redine destra per piegarlo con la
mano destra, bisogna che questa sia piu bassa della mano sinistra e piu vicina
alia sella.
Immediatamente dopo aver piazzato la mano di briglia, bisogna sedersi
giusto nel mezzo della sella, la cintura ed i glutei in avanti, per non essere
seduti troppo vicino all'arcione posteriore; bisogna tenere le reni piegate e
ferme per resistere al movimento del Cavallo.
Il duca di Newcastle dice che un Cavaliere
deve avere due parti mobili ed una immobile; le prime sono il corpo fino al
punto della cintura, e le gambe dalle ginocchia fino ai piedi; l'altra e da
sotto la cintura fino alle ginocchia. Secondo questo principio le parti mobili
in alto sono la testa, le spalle e le braccia. La testa deve essere eretta e
libera sopra alle spalle, con lo sguardo tra le orecchie del Cavallo; anche le
spalle devono essere libere e un po' spostate all'indietro: poiché, se la testa
e le spalle fossero in avanti, il sedere si alzerebbe dal fondo della sella,
cosa che, oltre a mancar di grazia, farebbe cadere il Cavallo sulle spalle e
gli darebbe l'occasione di calciare al minimo movimento. Le braccia devono
essere piegate al gomito e vicine al corpo, senza contratture, ma discese
naturalmente lungo i fianchi.
Riguardo alle gambe, che sono le parti
mobili in basso, esse servono a condurre e a contenere il corpo ed il treno
posteriore del Cavallo: la loro posizione corretta consiste nell'essere diritte
e libere dal ginocchio al piede, accostate al Cavallo senza toccarlo, le cosce
ed i polpacci girati all'interno, affinché la parte piatta della cosca sia, per
cosi dire, incollata al quartiere della sella. Bisogna pertanto che le gambe
siano ferme, benché libere, poiché se esse fossero incerte, toccherebbero
incessantemente il ventre del Cavallo, cosa che lo terrebbe in continuo
disordine; se esse fossero troppo lontane non riuscirebbero ad aiutare o
castigare un Cavallo a proposito, vale a dire nel momento in cui egli commette
il fallo; se esse fossero troppo avanzate non si potrebbe servirsene per il
ventre, i cui aiuti sono le gambe; se, al contrario, esse fossero troppo
arretrate, gli aiuti arriverebbero sui fianchi, che sono una parte troppo
reattiva al solletico e troppo sensibile per applicarvi gli speroni; e se,
infine, le gambe fossero troppo raccorciate, se si pesasse troppo sulle staffe,
si sarebbe fuori dalla sella.
II tallone deve essere un po' piu basso della punta del piede, ma non
troppo, poiché questo renderebbe la gamba rigida; deve essere girato un poco
piu in dentro che in fuori, per poter dirigere facilmente e senza contratture
lo sperone contro la parte del ventre che si trova quattro dita dietro le
cinghie. La punta del piede deve sporgere dalla staffa di un pollice o due
solamente, secondo la larghezza del pancale; se essa fosse troppo in fuori, il
tallone si troverebbe troppo vicino al ventre, e lo sperone solleticherebbe
continuamente la pelle; se, al contrario, essa fosse troppo in dentro allora
il tallone viene ad essere troppo in fuori e la gamba sarebbe storta.
Propriamente parlando, non sono le gambe che devono essere ruotate a Cavallo,
ma la parte alta della coscia, cioè l'anca, ed allora le gambe non sono troppo
ruotate, ma lo sono quanto basta e cosi il piede.
Non e sufficiente sapere con precisione come
bisogna mettersi a Cavallo, secondo le regole che abbiamo dato, la cosa piu
difficile e conservare questa posizione quando il Cavallo e in movimento; e per
questo che un abile Maestro usa far trottare a lungo i principianti, per far
«prendere loro il fondo della sella». Non c'e nulla al di sopra del trotto per
donare stabilita a un Cavaliere. Dopo quest'esercizio ci si trova a proprio
agio nelle altre andature, che sono meno rudi. II metodo di trottare senza
staffe per cinque o sei mesi, e pure eccellente; in questo modo le gambe cadono
necessariamente vicino al Cavallo ed un Cavaliere prende assetto ed equilibrio.
Un errore in cui si cade troppo comunemente e quello di dare dei saltatori ai
principianti, prima che essi abbiano raggiunto al trotto quell'equilibrio, che
e ben piu importante della forza dei polpacci, per tenersi bene a Cavallo.
Coloro che hanno l'ambizione di montare troppo presto dei saltatori, prendono
la cattiva abitudine di tenersi con i talloni, e quando lasciano l'Accademia,
con la loro pretesa saldezza, si trovano molto in imbarazzo sui giovani
Cavalli. E andando per gradi che si acquisisce quella saldezza, che deve venire
da un equilibrio e non da polpacci di ferro che bisogna lasciare a quegli
scavezzacollo di scozzonatori. Bisogna tuttavia, in alcune occasioni, servirsi
di questi polpacci e anche vigorosamente, soprattutto in quei controtempi cosi
bruschi e subitanei che costringono a perdere il proprio assetto, ma bisogna
rimettersi in sella e rilassarsi subito dopo il momento di impeto, altrimenti
il Cavallo
In una Scuola ben regolata, si dovrebbe,
dopo il trotto, mettere un Cavaliere al piafer ai pilieri, egli
apprenderebbe in questa occasione che e molto facile tenersi a Cavallo con
grazia. Dopo il piafer, sarebbe utile un Cavallo pronto per la mezza courbette, poi uno per la courbette, un altro per la balotade o per la croupade, e infine uno per la capriole. Insensibilmente e
senza accorgersene un Cavaliere apprenderebbe, con il tempo, il modo di tenersi
saldo e diritto, senza essere rigido ne impacciato, diventerebbe libero e
agile, senza essere molle o trascurato e, soprattutto, non sarebbe mai
inclinato in avanti, cosa che e il peggiore dei difetti, poiché i Cavalli
sensibili vanno bene o male secondo se il contrappeso del corpo e regolarmente
osservato o meno.
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