giovedì 29 ottobre 2020

Della bella postura dell'uomo di Cavalli e di ciò che deve osservare prima di montare

 


Continuano i nostri approfondimenti sulla Scuola di Cavalleria di de La Gueriniere. Il "il bello da vedere" rinascimentale si trasforma in Grazia e Portamento. Leggiamo insieme...

La grazia è un ornamento così grande per un Cavaliere e nello stesso tempo un così grave viatico per avvicinarsi alla scienza, che tutti coloro che vogliono divenire Uomini di Cavalli, dovrebbero innanzitutto impiegare il tempo necessario per acquisire questa qualità. Per grazia io intendo l'aria li scioltezza e di liberta che bisogna conservare in una postura diritta e libera, sia per tenersi e assicurarsi al Cavallo, quando è necessario, sia per rilassarsi all'uopo, mantenendo per quanto si può, in tutti i movimenti che fa un Cavallo, il giusto equilibrio che dipende dal contrappeso del corpo ben conservato, e che i movimenti del Cavaliere siano cosi fini che servano piu ad abbellire il suo assetto che sembrare di aiuto al Cavallo. Poiché questa parte è stata trascurata, e la noncuranza, aggiunta ad una certa aria di lassismo, ha sostituito l'attenzione che un tempo era dedicata a conservare questo bell'assetto, che affascina gli occhi degli spettatori e aumenta infinitamente il merito di un bel Cavallo, non è sorprendente che la Cavalleria abbia tanto perso del suo antico lustro.



Prima di montare un Cavallo bisogna osservare il suo equipaggiamento: que­sta attenzione, che è affare di un momento, e assolutamente necessaria per evitare gli inconvenienti che possono succedere a coloro che la trascurano. Bisogna dapprima guardare se il sottogola non è troppo serrato, cosa che impedirebbe la respirazione del Cavallo; se la museruola non e troppo lassa: poiche, al contrario, bisogna che essa sia un po' stretta, tanto per la sua prerogativa, quanto per impedire che certi Cavalli aprano la bocca e per prevenire in altri il vizio che essi hanno di mordere lo stivale. Bisogna poi guardare se il morso non e troppo alto, cosa che farebbe arricciare le labbra, o troppo basso, per impedire che poggi sui picozzi; se la sella non sia troppo avanti: poiché, oltre al pericolo di ferire un Cavallo sul garrese, gli impedirebbe il movimento delle spalle; se le cinghie non siano troppo allentate, cosa che farebbe girare la sella, o se esse non siano tese, da cui derivano sovente spiacevoli incidenti. Ci sono per esempio certi Cavalli che gonfiano talmente il ventre per malizia, trattenendo il respiro, quando si vuole stringere loro le cinghie, che a mala pena queste si avvicinano ai riscontri; e ci sono altri che, se montati appena allacciate le cinghie, hanno la pericolosa abitudine di provare a romperle, saltando e qualche volta anche rovesciandosi. Per correggere questi difetti bisogna tenerli, per un po' di tempo, con le cinghie allacciate, in scuderia, prima di montarli e farli trottare per qualche passo alla mano. Bisogna anche guardare se il pettorale è al di sopra della giuntura delle spalle; poiché, se troppo basso, impedirebbe il movimento. Ed, infine, che la groppiera sia della giusta misura, e non troppo lenta, cosa che farebbe cadere la sella in avanti; ne troppo corta, cosa che potrebbe escoriare il Cavallo sotto la coda e gli farebbe fare dei salti e tirar calci molto sgradevoli.

Dopo aver fatto questo piccolo esame, bisogna avvicinarsi alia spalla sinistra del Cavallo, non soltanto per poter salirvi facilmente, ma per evitare di ricevere un calcio dalla gamba davanti, se si sta vicino all'incollatura, o da quella di dietro, se ci si trova vicino al ventre. Bisogna, in seguito, prendere l'estremità delle redini con la mano destra, per vedere se esse non sono al contrario o girate; e, in questo caso, bisogna a rimetterle a posto girando l'anello della briglia che sta nella parte bassa dell'asta. Bisogna tenere la frusta con la punta rivolta in basso, nella mano sinistra, e con la stessa mano prendere le redini un po' lunghe, per paura di qualche incidente, con un pugno di crini vicini al garrese e stringere bene tutte e tre le cose. Bisogna poi, con la mano destra, prendere la parte bassa dello staffile e girarlo dalla parte liscia del cuoio, quindi si mette il piede sinistro sulla staffa, si porta la mano destra sull'arcione posteriore e ci si solleva al disopra della sella passando la gamba destra, distesa fino alia punta del piede; infine si entra nella sella tenendo il corpo diritto. Questa serie di azioni, piu lunga da descrivere che da eseguirsi, deve essere fatta con molta grazia, prontezza e leggerezza, per non cadere nel caso di certi Cavalieri che affettano un'aria di sufficienza nella pratica di cose che, fatte una volta, sono molto facili e molto semplici, ma necessarie.

Quando ci si trova in sella bisogna passare la frusta nella mano destra, la punta in alto; con la stessa mano prendere l'estremita delle redini per tenerle uguali, in seguito aggiustarle nella mano sinistra separandole con il mignolo della stessa mano, tenere salde le punta delle dita nell'incavo della mano ed estendere il pollice sopra le redini per assicurarle ed impedir loro di scivolare dalla mano.

La mano di briglia governa il treno anteriore. Essa deve essere posta sopra al collo del Cavallo, ne all'interno ne all'esterno, all'altezza del gomito, due dita al di sopra e al davanti del porno della sella, per non impedire l'effetto delle redini: la mano deve essere, di conseguenza, staccata dal corpo e lontana dallo stomaco, con le unghie un po' rivolte all'insu e davanti al ventre e il polso un po' arrotondato. Nel seguente capitolo parleremo degli effetti della mano di briglia, che meritano una spiegazione particolare.

La mano destra deve essere tenuta alla stessa altezza e vicina alia mano sini­stra, quando si porta un Cavallo con le redini uguali; ma quando ci si serve della redine destra per piegarlo con la mano destra, bisogna che questa sia piu bassa della mano sinistra e piu vicina alia sella.

Immediatamente dopo aver piazzato la mano di briglia, bisogna sedersi giusto nel mezzo della sella, la cintura ed i glutei in avanti, per non essere seduti troppo vicino all'arcione posteriore; bisogna tenere le reni piegate e ferme per resistere al movimento del Cavallo.


Il duca di Newcastle dice che un Cavaliere deve avere due parti mobili ed una immobile; le prime sono il corpo fino al punto della cintura, e le gambe dalle ginocchia fino ai piedi; l'altra e da sotto la cintura fino alle ginocchia. Secondo questo principio le parti mobili in alto sono la testa, le spalle e le braccia. La testa deve essere eretta e libera sopra alle spalle, con lo sguardo tra le orecchie del Cavallo; anche le spalle devono essere libere e un po' spostate all'indietro: poiché, se la testa e le spalle fossero in avanti, il sedere si alzerebbe dal fondo della sella, cosa che, oltre a mancar di grazia, farebbe cadere il Cavallo sulle spalle e gli darebbe l'occasione di calciare al minimo movimento. Le braccia devono essere piegate al gomito e vicine al corpo, senza contratture, ma discese naturalmente lungo i fianchi.

Riguardo alle gambe, che sono le parti mobili in basso, esse servono a condurre e a contenere il corpo ed il treno posteriore del Cavallo: la loro posizione corretta consiste nell'essere diritte e libere dal ginocchio al piede, accostate al Cavallo senza toccarlo, le cosce ed i polpacci girati all'interno, affinché la parte piatta della cosca sia, per cosi dire, incollata al quartiere della sella. Bisogna pertanto che le gambe siano ferme, benché libere, poiché se esse fossero incerte, toccherebbero incessantemente il ventre del Cavallo, cosa che lo terrebbe in continuo disordine; se esse fossero troppo lontane non riuscirebbero ad aiutare o castigare un Cavallo a proposito, vale a dire nel momento in cui egli commette il fallo; se esse fossero troppo avanzate non si potrebbe servirsene per il ventre, i cui aiuti sono le gambe; se, al contrario, esse fossero troppo arretrate, gli aiuti arriverebbero sui fianchi, che sono una parte troppo reattiva al solletico e troppo sensibile per applicarvi gli speroni; e se, infine, le gambe fossero troppo raccorciate, se si pesasse troppo sulle staffe, si sarebbe fuori dalla sella.

II tallone deve essere un po' piu basso della punta del piede, ma non troppo, poiché questo renderebbe la gamba rigida; deve essere girato un poco piu in dentro che in fuori, per poter dirigere facilmente e senza contratture lo sperone contro la parte del ventre che si trova quattro dita dietro le cinghie. La punta del piede deve sporgere dalla staffa di un pollice o due solamente, secondo la larghezza del pancale; se essa fosse troppo in fuori, il tallone si troverebbe troppo vicino al ventre, e lo sperone solleticherebbe continuamente la pelle; se, al contra­rio, essa fosse troppo in dentro allora il tallone viene ad essere troppo in fuori e la gamba sarebbe storta. Propriamente parlando, non sono le gambe che devono essere ruotate a Cavallo, ma la parte alta della coscia, cioè l'anca, ed allora le gambe non sono troppo ruotate, ma lo sono quanto basta e cosi il piede.


Non e sufficiente sapere con precisione come bisogna mettersi a Cavallo, secon­do le regole che abbiamo dato, la cosa piu difficile e conservare questa posizione quando il Cavallo e in movimento; e per questo che un abile Maestro usa far trottare a lungo i principianti, per far «prendere loro il fondo della sella». Non c'e nulla al di sopra del trotto per donare stabilita a un Cavaliere. Dopo quest'esercizio ci si trova a proprio agio nelle altre andature, che sono meno rudi. II metodo di trottare senza staffe per cinque o sei mesi, e pure eccellente; in questo modo le gambe cadono necessariamente vicino al Cavallo ed un Cavaliere prende assetto ed equilibrio. Un errore in cui si cade troppo comunemente e quello di dare dei saltatori ai principianti, prima che essi abbiano raggiunto al trotto quell'equilibrio, che e ben piu importante della forza dei polpacci, per tenersi bene a Cavallo. Coloro che hanno l'ambizione di montare troppo presto dei saltatori, prendono la cattiva abitudine di tenersi con i talloni, e quando lasciano l'Accademia, con la loro pretesa saldezza, si trovano molto in imbarazzo sui giovani Cavalli. E andando per gradi che si acquisisce quella saldezza, che deve venire da un equilibrio e non da polpacci di ferro che bisogna lasciare a quegli scavezzacollo di scozzonatori. Bisogna tuttavia, in alcune occasioni, servirsi di questi polpacci e anche vigorosamente, soprattutto in quei controtempi cosi bruschi e subitanei che costringono a perdere il proprio assetto, ma bisogna rimettersi in sella e rilassarsi subito dopo il momento di impeto, altrimenti il Cavallo ricomincerebbe a difendersi nel modo peggiore.


In una Scuola ben regolata, si dovrebbe, dopo il trotto, mettere un Cavaliere al piafer ai pilieri, egli apprenderebbe in questa occasione che e molto facile tenersi a Cavallo con grazia. Dopo il piafer, sarebbe utile un Cavallo pronto per la mezza courbette, poi uno per la courbette, un altro per la balotade o per la croupade, e infine uno per la capriole. Insensibilmente e senza accorgersene un Cavaliere apprenderebbe, con il tempo, il modo di tenersi saldo e diritto, senza essere rigido ne impacciato, diventerebbe libero e agile, senza essere molle o trascurato e, soprattutto, non sarebbe mai inclinato in avanti, cosa che e il peggiore dei difetti, poiché i Cavalli sensibili vanno bene o male secondo se il contrappeso del corpo e regolarmente osservato o meno.

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