Nel XVI secolo l’equitazione militare
comincia ad essere piu’ sofisticata nei metodi di insegnamento e soprattutto
sui modi operativi nell’educare i cavalli alla guerra ed all’arte equestre. Non
bisogna meravigliarsi se l’approccio al cavallo diventa piu’ armonico e meno
violento sempre rispettando il periodo al quale facciamo riferimento con i suoi
limiti sociali, culturali ed etologici.
A tale proposito, nel nostro percorso
di Equitazione Storica non può mancare l’approfondimento di uno dei piu’
importanti trattati quale è quello di Cesare Fiaschi, “Trattato dell’imbrigliare, maneggiare et ferrare i cavalli” edito
nel 1556, sei anni dopo di quello del napoletano Federigo Grisone.
La particolarità del trattato del
Fiaschi da cui mi preme darne evidenza, è sicuramente l’approccio piu’ dolce
nell’educazione del cavallo, non solo nella sua rappresentazione iconografica
con l’uso di una piuma o di un bastone molto tenero, ma soprattutto nell’utilizzo
della musica come strumento di guida per gli esercizi del cavallo. I parametri
di insegnamento cambiano per una linea piu’ amorevole e sicuramente piu’
premiante nei confronti del destriero in cui i concetti di “tempo e misura”
diventano fondamentali per le geometriche conformazioni degli esercizi
suddetti.
Il tracciato e l’immagine del lavoro da
effettuare viene rappresentato dalla figura del cavaliere ed uno spartito che
ne scandisce il tempo di esecuzione. Il Fiaschi si aiuta con la musica in
quanto consapevole dell’utile strumento di aiuto “naturale” alla sola voce.
[…] Mi
pare in questa seconda parte del trattato non solo dar norma co’l dir mio del
maneggio di cavalli, ma porre ancho in disegno alcuni atti di cavalieri a
cavallo et ferri d'esso, et il tempo in Musica d'alcuni maneggi, acciò che non
possa essere ripreso alcuno ogni volta che secondo tali raccordi li maneggiarà
poi. L'haver io veduto molti, sì pe’l passato come per adesso, che non mirano
di far fare al cavallo intieramente quel che dovrebbero,mi ha fatto prender
questa fatica, et ancho perché so che al dì d'hoggi alcuni, per non essere
avertiti, incorrono in molti errori. […]
[…] Et
perché potrebbe forsi parer strano a qualche cavaliero che io habbia voluto
inserir in questo mio secondo trattato Musica, giudicando forsi essi non esser
necessaria, rispondendo dico che senza misura et tempo non si può far cosa
buona, et io così lo mostro; et quelli che non la sanno per arte la imparano
per il continuo cavalcar. […]
Il frustino tenero o la piuma ne
scandisce solamente il tempo accompagnando il cavallo nell’esecuzione dell’esercizio,
non piu’ come strumento coercitivo.
Uno dei nostri esercizi fondamentali è
imparare ad andare senza mani a cavallo e dirigere il proprio destriero solo
con le gambe. L’utilizzo della piuma, una volta abituato il cavallo alla sua
visione, servirà solo per toccare il collo del cavallo per indicargli la via da
seguire quando le gambe non saranno ancora troppo influenti di polpaccio o
tallone.
E’ molto evidente che la “doma dolce” è
decisamente piu’ efficiente di una doma violenta che spesso siamo abituati a
denunciare in molti ambienti. Rimane tuttavia necessario un continuo ed
importante allenamento, sicuramente piu’ lungo di altri metodi, ma sicuramente
piu’ efficace nel pieno rispetto del nostro cavallo. La musica, i dolci
movimenti di bastone o meglio ancora della piuma caratterizzano la
comunicazione con il cavallo rendendo l’allenamento piacevole e produttivo. Lo
stesso Senofonte, nel 350 a.C., raccomanda un addestramento privo di dolore
evidenziando il concetto che un cavallo felice è certamente piu’ efficiente di
un cavallo infelice.
Lo stesso Pasquale
Caracciolo, nella sua “Gloria del Cavallo”
edito nel 1566, rimarca l’accento sull’uso della musica nell’arte equestre
precisando che un maestro di cavalli debba avere competenza in campo musicale
in quanto la prima tra le scienze e le arti, in quanto proseguire e ritrovare
l’eccellenza. Secondo la filosofia neoplatonica i cavalli sono molto sensibili
al ritmo ed alla misura perché condividono con l’uomo la stessa nostalgia per
l’armonia universale che l’anima umana sogna di ritrovare.
Vediamo di approfondire attraverso il
Fiaschi alcuni degli allenamenti necessari all’approccio alla monta storica. A
titolo di esempio si evidenzia spesso nei trattati rinascimentali il “repolone”.
Solo studiando le figure del Fiaschi si riesce meglio ad intendere la sua
esecuzione.
“Quando si vorrà maneggiar il cavallo a repelloni, cosi
chiamati, perche si rimette spesso per un diritto senza volta alcuna come il
dissegno mostra, bisogna spingerlo a tutta fuga tanto quanto è lo spatio d’una
rimessa fermandolo pe’l diritto, con la possata volendo.”
Il
repolone serve per gli scontri Cavaliere contro Cavaliere in cui dopo l’impatto
di lancia o di spada, per accorciare i tempi di scontro uno dei due frena con
vigore per poi girarsi con una Piroette a centottanta gradi al fine di prendere
per le spalle il suo avversario. E’ un esercizio apparentemente semplice ma si
ottiene solo con una riunione specifica del cavallo sulle anche al fine di
frenare adeguatamente con i posteriori.
Galoppo Raccolto
Anche in questo caso, si ritorna ad una
particolare ammonizione del Fiaschi in merito alla “riunione del cavallo” a
volte specialmente in alcune discipline accentuata da un pericoloso incappuccia
mento del cavallo. Riunire significa come dice il nostro Maestro,
“ che’l cavallo faccia un’aggruppar di bella
vista; nel quale si avertisca, ch’ei porti la testa a segno, andando con la
fronte avanti, & non co’l mustaccio, […] ne meno à guisa de montoni, quando
si vanno ad accozzare, perche van troppo accappucciati;”
Anche allora quindi,
e ci troviamo nel XVI secolo, c’è una grande sensibilità a fare in modo che il
cavallo non compia atteggiamenti lesivi e certamente “non belli da vedere”. Per
fare questo e per dare maggiore forza al cavallo, lo si inventiva solo col
polpaccio della gamba e con la bacchetta per cui il Fiaschi evidenzia bene nel
dire che non lo si tocchi ma che la ondeggi soltanto a tempo di musica e di
voce.
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