giovedì 16 gennaio 2020

L’ARMONIA DEL BUON CAVALIERE



Nel XVI secolo l’equitazione militare comincia ad essere piu’ sofisticata nei metodi di insegnamento e soprattutto sui modi operativi nell’educare i cavalli alla guerra ed all’arte equestre. Non bisogna meravigliarsi se l’approccio al cavallo diventa piu’ armonico e meno violento sempre rispettando il periodo al quale facciamo riferimento con i suoi limiti sociali, culturali ed etologici.
A tale proposito, nel nostro percorso di Equitazione Storica non può mancare l’approfondimento di uno dei piu’ importanti trattati quale è quello di Cesare Fiaschi, Trattato dell’imbrigliare, maneggiare et ferrare i cavalli edito nel 1556, sei anni dopo di quello del napoletano Federigo Grisone.


 La città estense di Ferrara, da cui proveniva Fiaschi, era molto apprezzata per le grandi manifestazioni pubbliche equestri e per le sue giostre come molte città di Italia di quel periodo. Non dobbiamo dimenticare che Ercole I d’Este, Duca di Ferrara nel 1473 prese in sposa Eleonora d’Aragona, figlia di Ferrante Re di Napoli. Fu proprio in quel periodo, precedente al Fiaschi, che le due corti, quella estense e quella napoletana entrarono in un vivo contatto equestre. Lo stesso Ercole frequentò spessissimo le Cavallerizze napoletane al fine di impararne l’arte.



La particolarità del trattato del Fiaschi da cui mi preme darne evidenza, è sicuramente l’approccio piu’ dolce nell’educazione del cavallo, non solo nella sua rappresentazione iconografica con l’uso di una piuma o di un bastone molto tenero, ma soprattutto nell’utilizzo della musica come strumento di guida per gli esercizi del cavallo. I parametri di insegnamento cambiano per una linea piu’ amorevole e sicuramente piu’ premiante nei confronti del destriero in cui i concetti di “tempo e misura” diventano fondamentali per le geometriche conformazioni degli esercizi suddetti.

Il tracciato e l’immagine del lavoro da effettuare viene rappresentato dalla figura del cavaliere ed uno spartito che ne scandisce il tempo di esecuzione. Il Fiaschi si aiuta con la musica in quanto consapevole dell’utile strumento di aiuto “naturale” alla sola voce.

[…] Mi pare in questa seconda parte del trattato non solo dar norma co’l dir mio del maneggio di cavalli, ma porre ancho in disegno alcuni atti di cavalieri a cavallo et ferri d'esso, et il tempo in Musica d'alcuni maneggi, acciò che non possa essere ripreso alcuno ogni volta che secondo tali raccordi li maneggiarà poi. L'haver io veduto molti, sì pe’l passato come per adesso, che non mirano di far fare al cavallo intieramente quel che dovrebbero,mi ha fatto prender questa fatica, et ancho perché so che al dì d'hoggi alcuni, per non essere avertiti, incorrono in molti errori. […]



[…] Et perché potrebbe forsi parer strano a qualche cavaliero che io habbia voluto inserir in questo mio secondo trattato Musica, giudicando forsi essi non esser necessaria, rispondendo dico che senza misura et tempo non si può far cosa buona, et io così lo mostro; et quelli che non la sanno per arte la imparano per il continuo cavalcar. […]


Il frustino tenero o la piuma ne scandisce solamente il tempo accompagnando il cavallo nell’esecuzione dell’esercizio, non piu’ come strumento coercitivo.
Uno dei nostri esercizi fondamentali è imparare ad andare senza mani a cavallo e dirigere il proprio destriero solo con le gambe. L’utilizzo della piuma, una volta abituato il cavallo alla sua visione, servirà solo per toccare il collo del cavallo per indicargli la via da seguire quando le gambe non saranno ancora troppo influenti di polpaccio o tallone.

E’ molto evidente che la “doma dolce” è decisamente piu’ efficiente di una doma violenta che spesso siamo abituati a denunciare in molti ambienti. Rimane tuttavia necessario un continuo ed importante allenamento, sicuramente piu’ lungo di altri metodi, ma sicuramente piu’ efficace nel pieno rispetto del nostro cavallo. La musica, i dolci movimenti di bastone o meglio ancora della piuma caratterizzano la comunicazione con il cavallo rendendo l’allenamento piacevole e produttivo. Lo stesso Senofonte, nel 350 a.C., raccomanda un addestramento privo di dolore evidenziando il concetto che un cavallo felice è certamente piu’ efficiente di un cavallo infelice.




Lo stesso Pasquale Caracciolo, nella sua “Gloria del Cavallo” edito nel 1566, rimarca l’accento sull’uso della musica nell’arte equestre precisando che un maestro di cavalli debba avere competenza in campo musicale in quanto la prima tra le scienze e le arti, in quanto proseguire e ritrovare l’eccellenza. Secondo la filosofia neoplatonica i cavalli sono molto sensibili al ritmo ed alla misura perché condividono con l’uomo la stessa nostalgia per l’armonia universale che l’anima umana sogna di ritrovare.

Vediamo di approfondire attraverso il Fiaschi alcuni degli allenamenti necessari all’approccio alla monta storica. A titolo di esempio si evidenzia spesso nei trattati rinascimentali  il “repolone”. Solo studiando le figure del Fiaschi si riesce meglio ad intendere la sua esecuzione.


 “Quando si vorrà maneggiar il cavallo a repelloni, cosi chiamati, perche si rimette spesso per un diritto senza volta alcuna come il dissegno mostra, bisogna spingerlo a tutta fuga tanto quanto è lo spatio d’una rimessa fermandolo pe’l diritto, con la possata volendo.”


Il repolone serve per gli scontri Cavaliere contro Cavaliere in cui dopo l’impatto di lancia o di spada, per accorciare i tempi di scontro uno dei due frena con vigore per poi girarsi con una Piroette a centottanta gradi al fine di prendere per le spalle il suo avversario. E’ un esercizio apparentemente semplice ma si ottiene solo con una riunione specifica del cavallo sulle anche al fine di frenare adeguatamente con i posteriori.

Galoppo Raccolto

Anche in questo caso, si ritorna ad una particolare ammonizione del Fiaschi in merito alla “riunione del cavallo” a volte specialmente in alcune discipline accentuata da un pericoloso incappuccia mento del cavallo. Riunire significa come dice il nostro Maestro,

“ che’l cavallo faccia un’aggruppar di bella vista; nel quale si avertisca, ch’ei porti la testa a segno, andando con la fronte avanti, & non co’l mustaccio, […] ne meno à guisa de montoni, quando si vanno ad accozzare, perche van troppo accappucciati;”

Anche allora quindi, e ci troviamo nel XVI secolo, c’è una grande sensibilità a fare in modo che il cavallo non compia atteggiamenti lesivi e certamente “non belli da vedere”. Per fare questo e per dare maggiore forza al cavallo, lo si inventiva solo col polpaccio della gamba e con la bacchetta per cui il Fiaschi evidenzia bene nel dire che non lo si tocchi ma che la ondeggi soltanto a tempo di musica e di voce.



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